VIAGGI, TECNICA, ESPERIENZE E CURIOSITA' A PROPOSITO DI SPINNING, JIGGING E AFFINI

28 marzo 2010

LA BIBLIOTECA: FISHING THE FLATS


Un classico e intramontabile, un must nella biblioteca di ogni pescatore tropicale.
Scritto nel 1983 da due "guru" della pesca sportiva come Mark Sosin e Lefty Kreh, rappresenta ancora oggi un validissimo riferimento per chi vuole conoscere o approfondire la pesca nelle flats caraibiche; altresì le informazioni contenute su ambienti, maree, approccio ai pesci e relativi combattimenti trovano degli ottimi teatri di applicazione nelle acque di tutto il mondo.
Se la parte relativa alle attrezzature risulta un po' vintage in qualche passo per l'ovvio progresso avuto in tutti gli anni che sono passati dalla prima edizione, le informazioni per capire ambienti e pesci sono attualissime e universali. Capitoli come "Understanding Tides", "Finding Fish" o "Hooking and landing fish" contengono nozioni importanti che, secondo me, dovrebbero entrare a far parte del bagaglio tecnico di ogni pescatore completo.

GIOCHINI APPENA ARRIVATI DALLA PATRIOT DESIGN

Mi sono passate per le mani due "cannine" nuove della ditta di Matsutani, gli estremi opposti, o quasi, della produzione da popping, e ne ho approfittato per fare due lanci e due foto in mancanza di pesce, giusto per avere due impressioni "a secco", e quindi abbastanza epidermiche.

La prima: Grand Armor Game Sailfisher 72, montaggio low rider



i dati dicono: 7'2", 70 grammi di lure weight, PE2-4, 4-9 kg di frizione, azione medium-fast, classico assemblaggio offset in puro stile Jap.
In foto la vedete abbinata a uno stella 8000FA, forse eccessivo nelle intenzioni di progetto ma che devo dire ben bilancia l'attrezzo.
Le impressioni: leggera con un tip molto dolce che lavora perfettamente gli stickbait anche piccini, come era aspettabile visto il target nominale; tanta riserva di potenza che non ha riscontro nelle pari grado di altre marche famose, soprattutto se guardiamo al max drag che sembrerebbe reale.
Ci ho lanciato in pratica fino a 90 grammi senza problemi e senza sforzo e devo dire che mi ha fatto ottenere distanze considerevoli anche col 60 libbre in bobina; lavora bene oltre agli stick i pencil, i minnows e se la cava pure coi poppers a bocca medio-grande, coi quali va presa un po' di confidenza nel caricare bene la strappata.
Mi piace, e tanto, mi sa che va dritta sulla mia personale lista per lo shopping.
Qui sotto alcune foto in trazione:




La seconda, la bestia immane: FIRE VORTEX GT ULTIMATE XTX76LCSG, montaggio low rider



i dati: 7'6", lure weight 250 grammi, PE8-12 ( che significa 170 libbre per la cronaca ), drag 8-17kg, azione medium fast, assemblaggio ovviamente offset;
il target: giant trevally XXXL in zone difficili.
Le impressioni..... difficile da definire, un palo immane con una potenza spropositata, ben oltre a quello che può gestire il 90% degli anglers, veramente faticosa da piegare anche se non priva di anima, un senso glielo si può trovare a patto di poterla usare in sicurezza, murate alte, un amico che ci tiene per la cintura, il rischio è finire in acqua altrimenti, ma l'arma per affrontare il mostro sembra esserci, anche se nella categoria preferisco altro a sentimento.
Nel lancio tratta 200 grammi come bruscolini, nella foto c'è il mio prototipo ultimo di Goliath, un popper dalla boccaccia esagerata che pesa 230 grammi una volta ancorettato.. sembra potere lanciare molto di più, ma scarica sul dito che regge il filo una quantità immane di forza vista l'azione del fusto che poco immagazzina della potenza impressa nel movimento.
Nella popperata invece, tanto laterale che in cintura, non risulta eccessivamente faticosa, perlomeno in relazione a quanto abbiamo in mano che è tanta roba. Difficile pensare di poterci pescare alcune ore di seguito, meno che meno una giornata o più, almeno non è nelle mie corde.
Mi piace? Non lo so, non la comprerò, anche perchè ha tante sorelle minori ben più gustose in pesca per come la interpreto io nel mio personale.... come sempre, occhio, sono i miei gusti, non istruzioni per gli acquisti.
In bocca al lupo al proprietario!


PS: perdonate la qualità delle foto ma la giornata era pessima e l'occasione da prendere al volo!

17 marzo 2010

PROFISHCO RING & GROMMET

Un utilissimo accessorio per il terminale. Ricordo di avere in passato rotto spesso all'altezza della congiunzione del nylon con la girella posta prima dell'artificiale, rotture dovute a quanto sembrava al taglio del filo da parte dell'occhiello sotto trazione estrema; a poco erano serviti tubini, redancine o altri accorgimenti, finchè un amico mi segnalò questi oggettini, semplici ma geniali.
http://www.profishco.com/magnumring.asp

Da allora li uso costantemente nelle classi di lenza dalle 80 libbre in su e il problema sembra risolto; una veloce crimpatura sul terminale, uno split ring per connettere l'artificiale e siamo pronti tanto a popper che a jig.


15 marzo 2010

ASSIST RAPIDO, UNO DEI MODI

Capita spesso in barca di non avere degli assist pronti esattamente come li vorremmo, dato che le combinazioni di ami, cordini e misure sono innumerevoli e che in pesca possiamo avere una certa mortalità per perdite o tagli.
Certo in quei frangenti non c'è tempo per sottigliezze quali legature di filo fine di copertura, resinature, tubetti termorestringenti, splicing e altre ricercatezze.
E' buona cosa allora conoscere quel paio di nodi specifici che ci possono venire in rapido soccorso, uno per l'amo uno per lo split.
Il mio cordaggio preferito per tale compito è il Varivas assist line per la sua ruvidezza e la conseguente impossibilità a slittare.
Di seguito le fasi salienti dei due nodi che amo usare tra i tanti esistenti, da tirare rigorosamente con le pinze al fine di un serraggio ottimo.












...dall'altro lato il solid ring...










...il risultato finale...


Nulla ci vieta poi di arricchire o irrigidire col solito tubino termorestringente.


I PESCI: MUTTON SNAPPER

Il caro pargo delle acque cubane..


Noto alla scienza come  Lutjanus analis, popola le acque dal sud egli USA al sudest del Brasile, con maggiore abbondanza nei Caraibi; raggiunge i 15 kg di peso e si nutre di pesci, cefalopodi e crostacei.
Io l'ho incontrato a profondità variabili tra gli zero e i 90 metri, magari vive anche oltre ma non l'ho cercato.
E' particolarmente divertente da pescare a spinning medio leggero in acque basse dove abbocca a un notevole numero di artificiali; poppers, minnows, jigs dressati o con gomma tra le esche preferite; è un classico sulle flats erbose e soprattutto nei canali che le circondano, sui reef corallini e in vicinanza delle mangrovie. E' un pesce spesso gregario, specie nelle taglie piccole e medie.
Si cattura normalmente anche a vertical jigging, anzi, così si prendono solitamente gli esemplari migliori.
Ha difesa divertente e tenace, con l'abitudine tipica della famiglia di ricercare rifugio tra rocce e coralli, anche se non raggiunge la forza della sua parente cubera presente nelle stesse zone.



14 marzo 2010

PROVATA: RIPPLE FISHER FANTASTICK GT82LC


Qui le specifiche della casa madre:
http://www.ripplefisher.com/english/e_rod_gt78.htm
Canna di 8'2" con la classica struttura offset smontabile al manico.
Viene dichiarata per 180 grammi di lure weight e PE8 come massimo.


Le mie impressioni in uso pratico, un solo viaggio con catture di GT fino ad un massimo di una ventina di chili, sono state quelle di una bella canna, molto leggera e facile da usare.
Molto facile da caricare nel lancio, consente distanze veramente notevoli a partire dai 70-80 grammi di artificiale fino ad un massimo di confort che ho percepito di circa 140 grammi di carico; grammature superiori sono, secondo me, fuori dal range ottimale ma comunque usabili con la cautela di accompagnare il lancio ma anche con un calo di gittata.
E' una canna sicuramente mirata all'uso di esche specifiche come stickbait, pencil e minnow che traggono il meglio dalla cima sensibile, piuttosto che di popperoni bocca larga che fanno soffrire un po' l'attrezzo e per i quali non andrei oltre i 100-120 grammi.


Le finiture sono semplici ma molto eleganti, su un blank metallizzato che può essere scelto in molti diversi colori; unico appunto il portamulinello montato con la vite anteriore, cosa che per il mio modo di pescare mi è risultata leggermente scomoda, ma , ripeto, riconducibile alle mie abitudini in pesca.


In conclusione, un attrezzo che mi ha soddisfatto e del cui acquisto sono stato contento, da accoppiare ad una canna specifica da popper per coprire il 100% delle possibilità sull'acqua.


TERMINALI IN ACCIAIO

Necessità frequente, pescando in alcuni luoghi, è quella di munire l'ultimo tratto della nostra lenza di un breve segmento d'acciaio; questo per fare fronte, tanto nel jigging che nella pesca di superficie, alle dentature impietose di alcuni predatori come squali, barracuda, kingfish e wahoo che possono essere sia oggetto della nostra pesca sia rapinatori d'occasione dei nostri artificiali. Purtroppo spesso tale "appesantimento" visivo risulta in un calo delle abboccate, decisione quindi da ponderare bene di volta in volta. Per ridurre al minimo la visibilità del nostro bite tippet io mi sono da tempo orientato sul piano wire, ovvero sul monocavo d'acciaio; esso offre il minor profilo possibile a parità di tenuta rispetto ad altre soluzioni metalliche; richiede qualche cautela nell'uso, come ad esempio la sostituzione in caso di pieghe secche che lo snervano subito e una connessione particolare chiamata haywire twist.
Le caratteristiche tecniche le troviamo ad esempio sul sito della American Fishing Wire, uno dei produttori più noti:


Solitamente utilizzo misure dal 4 per la pesca leggera al 10 per il jigging pesante e per la lunghezza cerco di mantenermi il più corto possibile, partendo da 10 cm per la pesca con minnow a barracuda sulle flats a circa 25 cm per jiggare in presenza di squali.


Alle estremità connetteremo una girella di provata qualità ma ridotto ingombro per l'unione al terminale in nylon, e dall'altra parte un solid ring di taglia opportuna completato da uno split ring per la sostituzione rapida degli artificiali.

Di seguito la realizzazione del "nodo":

                                     Partiamo coi componenti


Realizziamo un occhiello tondo....


... e iniziamo ad avvolgere i due capi vicendevolmente...


...per 6-8 spire...


... a seguire, col capo libero effettueremo degli avvolgimenti attorno al madre a 90°...


... effettuati 4 o 5 giri a bloccare, realizziamo una "maniglietta" che ci servirà per ruotare il rimanente con lo scopo di spezzarlo...


... l'acciaio spezzato ci lascerà privi di spuntoni taglienti pericolosi che avremmo invece con la tranciatura...


...lo stesso faremo all'estremità opposta...


... e dopo avere inserito lo split ecco pronto il terminalino...


Consiglio di averne sempre pronti un pochi a portata di mano dato che la sostituzione in pesca può essere frequente.


PERCHE' ?

... e perchè no!

Questo spazio nasce dalla voglia di raccogliere le cose interessanti sulla nostra passione per la pesca tropicale. Vero che c'è tanto di già scritto, ci sono riviste, forums, siti vari, stranieri e italiani ma è altrettanto vero che spesso c'è tanto, troppo da sfogliare e cercare per trovare quel piccolo argomento o quel parere su un attrezzo o quella riflessione su un pesce, un luogo, un momento.

Insomma nelle intenzioni uno spazio per non perdere e non disperdere le piccole informazioni utili.

Un po' di vetrina, un po' di tecnica, un po' di curiosità, un po' di reports e un po' di riferimenti per questo o quel viaggio.

Speriamo che chi legge lo trovi utile.